GINEVRA – Un taglio “neutrale” ben ponderato in un contesto ancora difficile e incerto, con rischi su entrambi i fronti e alcune “benvenute e naturali” divergenze in questo scenario. A cura di Fabrizio Quirighetti di DECALIA. Come ampiamente previsto, la Fed ha effettuato un terzo taglio consecutivo dei tassi di 25 punti base, con il tasso obiettivo ora sceso al 3,5%-3,75% con una votazione di 9 a 3. I 3 dissidenti sono il presidente Schmid & Goolsbee (favorevoli a mantenere i tassi invariati) e Stephen Miran (favorevole a… un taglio di 50 punti base), un risultato in qualche modo migliore – o meno negativo – di quanto temuto. Anche le prospettive economiche rimangono invariate: “I dati disponibili mostrano che le prospettive degli Stati Uniti non sono cambiate molto”. L’attività economica ha subito un rallentamento, ma si prevede comunque una crescita solida per il prossimo anno, con una ripresa dell’attività dovuta anche al recupero dopo la chiusura delle attività governative, che ha comportato una riduzione dello 0,2% quest’anno, ma un aumento dello 0,2% l’anno prossimo. Quindi, ipotizzando l’assenza dello shutdown, sarebbe stato dell’1,9% nel 2025 e del 2,1% nel 2026.
Le aspettative
Le aspettative di inflazione sono leggermente inferiori (-0,1%), ma raggiungeranno comunque l’obiettivo del 2% nel 2027. Rimangono piuttosto elevate, ma ciò è dovuto in parte ai dazi (aumento dei prezzi dei beni, mentre l’inflazione dei servizi è in calo): questa è la versione della Fed secondo Jay Powell, che ora deve essere confermata – probabilmente o definitivamente dopo il primo semestre del 2026. Si prevede che i tassi di disoccupazione raggiungeranno presto il picco massimo e poi si stabilizzeranno vicino ai livelli attuali. La Fed inizierà inoltre ad acquistare 40 miliardi di dollari al mese di titoli del Tesoro a breve termine (presumo si tratti di buoni del Tesoro, ovvero con scadenza massima di un anno) già dal 12 dicembre, “nella misura necessaria a mantenere un’ampia offerta di riserve su base continuativa”, dopo aver valutato che “i saldi delle riserve sono scesi a livelli -sic- ampi”. Quindi, “ampio” non sembra abbastanza vasto?
Il presidente Powell
Durante le successive dichiarazioni preparate e la conferenza stampa, il presidente Powell ha: o ribadito il doppio mandato e le scarse variazioni nelle aspettative di occupazione/inflazione a causa della mancanza di dati incrementali (a causa della chiusura delle attività governative). O sottolineato la situazione di basso livello di assunzioni e licenziamenti nel mercato del lavoro e le numerose distorsioni/difficoltà di valutazione della situazione (problemi tecnici nei sondaggi dovuti alla chiusura del governo, brusco rallentamento dell’immigrazione, aumento della produttività grazie all’intelligenza artificiale, incognite ancora sconosciute…), ma prevedendo comunque che la disoccupazione raggiungerà un picco del 4,5% quest’anno prima di stabilizzarsi o scendere leggermente. Continua a considerare l’inflazione leggermente “elevata rispetto all’obiettivo a lungo termine del 2% della Fed”, ma “non esiste un percorso privo di rischi per la politica monetaria, mentre gestiamo questa tensione tra i nostri obiettivi di occupazione e inflazione”. Il primo rischia di essere inclinato al ribasso, mentre il secondo è già in calo.
Conclusioni
Powell ha offerto una lezione magistrale sul taglio dei tassi neutrale (o almeno non più “restrittivo” del previsto), gestendo bene la situazione e destreggiandosi perfettamente tra elementi restrittivi e accomodanti. Nessun indizio concreto sulla tempistica e sull’entità dei prossimi tagli (ma ha esplicitamente affermato che per il momento non sono previsti aumenti): valuteranno attentamente i dati in arrivo e le decisioni saranno prese riunione per riunione, senza un percorso prestabilito. Di conseguenza, i mercati hanno reagito con un leggero aumento della propensione al rischio, con un rialzo dei titoli azionari, un leggero calo dei tassi e un leggero indebolimento del dollaro USA, con una volatilità complessiva molto limitata. Jay ha quindi agito come Babbo Natale (anziché come il Grinch).














