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Una visita al piccolo Museo Plebano di Agno, spazio tra archeologia, storia e arte

AGNO – Una visita al piccolo Museo Plebano di Agno.

LA VISITA AL MUSEO PLEBANO DI AGNO

Situato nella casa attigua alla chiesa Collegiata dei Santi Giovanni e Provino, il piccolo museo propone esposizioni che spaziano tra archeologia, storia e arte.Ā Creato nel 1955 e ristrutturato nel 1992, con lo scopo di esporre immagini, materiali e oggetti rinvenuti nella regione della Pieve di Agno, il museo voleva innanzitutto testimoniare l’importanza storico-geografica del territorio, situato lungo la via di comunicazione che legava la pianura lombarda e i passi dell’alto Ticino. I ritrovamenti dimostrano infatti che questi luoghi erano giĆ  abitati nella preistoria. La Pieve di Agno, di fondazione ambrosiana, nell’anno 1000 estendeva la sua giurisdizione dalla valle di Marchirolo al Malcantone, al Monte Ceneri e a Isone. Durante la dominazione svizzera la Pieve includeva 38 comuni. Con la nascita, nel 1803, del Canton Ticino, le pievi dal punto di vista amministrativo scomparvero. Oggi il museo propone un rinnovato concetto espositivo, rivisto anche negli allestimenti, che prevede una mostra storico-didattica programmata per un biennio, in cui, durante i mesi di settembre e ottobre, la parte espositiva al primo piano viene alternata con mostre di artisti della regione.Ā All’esterno del museo e nel piccolo atrio sono esposti in permanenza alcuni rari reperti archeologici, storici e di arte sacra.

LA STORIA

Il Museo plebano fu ideato e fondato dal prevosto Alfredo Maggetti in collaborazione con Giovanni Boffa e venne inaugurato nel 1955. Il Museo nacque quale luogo storico-archeologico, in cui raccogliere ed esporre monete romane, avelli romani, nord-etruschi e altomedievali, nonché arredi sacri e stendardi. Nel 1991, in occasione del 700° della Confederazione svizzera, viene ideata la nuova sede del Museo, che è la sede attuale, attigua al campanile. Gli spazi, sapientemente ristrutturati dagli architetti Angelo Bianchi e Gabriele Milesi, sono unici nel suo genere e i materiali rievocano la sua storia e la storia del territorio. Oggi le esposizioni cercano di mantenere il lato storico, quale filo conduttore, ma spaziano in ambiti anche più contemporanei, lasciando che passato e presente dialoghino tra le mura creando sempre esposizioni accattivanti ed entusiasmanti.

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