SUMMIT WASHINGTON D.C. – Si è concluso il summit tra Trump, Zelensky e i leader europei, con un’unica certezza: Putin non vuole sentir parlare di garanzie stile NATO. Mentre Trump promette miracoli diplomatici e foto di gruppo degne di Instagram, l’Europa si arrovella su come proteggere Kiev senza far scattare sirene nucleari. Macron parla di “collaborazione strategica”, Meloni di “soluzioni creative”, e Zelensky di “pace vera”. Intanto, Putin sorride da Mosca e rifiuta ogni clausola difensiva. L’articolo 5? Per la Russia è solo un numero. Intanto i “Volenterosi”, in evidente imbarazzo al Summit, si leccano le ferite diplomatiche mentre si prepara un nuovo round: Trump ha annunciato un incontro trilaterale con Zelensky e Putin in un luogo ancora top secret. L’obiettivo? Farli sedere allo stesso tavolo senza che uno lanci una scarpa e l’altro una sanzione. Intanto, una cosa è certa, con Trump l’Europa è tornata agli ordini degli States.
Trump dichiara: “ho risolto sei guerre in sei mesi”!
Trump ha dichiarato di aver “risolto sei guerre in sei mesi” durante il suo discorso al Summit, ma la realtà è un po’ più sfumata. Secondo fonti ufficiali e fact-checking indipendenti, si riferisce a sei conflitti internazionali dove gli Stati Uniti avrebbero avuto un ruolo di mediazione o pressione diplomatica:
- Israele vs Iran – cessate il fuoco dopo attacchi reciproci e bombardamenti USA su siti nucleari iraniani
- Repubblica Democratica del Congo vs Ruanda – accordo firmato a Washington con investimenti USA nelle miniere congolesi
- Cambogia vs Thailandia – tregua dopo scontri territoriali, con Trump che rivendica un ruolo nei negoziati
- India vs Pakistan – cessate il fuoco sul confine del Kashmir, ma l’India ha smentito il coinvolgimento USA
- Serbia vs Kosovo – presunto rischio di escalation evitato, secondo Trump, grazie alla diplomazia americana
- Egitto vs Etiopia – tensioni sul Nilo mitigate da pressioni statunitensi, anche se non si parla di guerra vera e propria
Insomma, più che “risoluzioni”, si tratta di interventi diplomatici con esiti variabili. Ma nel mondo Trumpiano, questo può valere un Nobel per la pace.