SVIZZERA – I farmaci generici rappresentano il pilastro dell’accessibilità sanitaria mondiale, costituendo la maggior parte delle prescrizioni emesse globalmente e garantendo il trattamento di condizioni comuni e croniche a costi contenuti. Tuttavia, la loro economicità nasconde una vulnerabilità strutturale: le aziende produttrici operano con margini estremamente ridotti, spesso inferiori al 10%, e dipendono da complesse filiere di approvvigionamento globalizzate che attraversano continenti interi. La catena del valore inizia con la produzione dei principi attivi farmaceutici (API) e degli intermedi chimici, concentrata principalmente in Asia, per poi proseguire con la formulazione e il confezionamento finale in stabilimenti distribuiti tra Europa, Nord America e altri mercati regionali.
L’impatto devastante dei dazi: quando la geopolitica incontra la sanità pubblica
La dipendenza dell’industria farmaceutica occidentale dai fornitori asiatici ha raggiunto livelli allarmanti: oltre il 60% degli API mondiali viene prodotto attualmente tra Cina e India, per i farmaci generici si arriva anche all’80%. Questa concentrazione geografica crea punti di vulnerabilità critica, specialmente considerando che la maggior parte dei farmaci generici consumati in Europa e negli Usa è prodotta in India, ma il 70% delle molecole utilizzate per produrli arriva dalla Cina. La situazione è particolarmente precaria per alcuni settori: per gli antibiotici, la dipendenza mondiale dalla produzione cinese dei principi attivi supera spesso il 90%, mentre per farmaci cardiovascolari comuni come l’atorvastatina o antidiabetici come la metformina, l’Asia mantiene un controllo quasi monopolistico della produzione degli ingredienti base.