BERNA – Il flusso d’oro dalla Svizzera agli Stati Uniti ĆØ tornato a salire con forza. Nel solo mese di luglio, la Confederazione ha esportato oltreoceano 54 tonnellate di metallo prezioso per un valore di quasi 4,7 miliardi di franchi, un quantitativo circa cinque volte superiore rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Secondo i dati dell’Ufficio federale della dogana e della sicurezza dei confini (UDSC), le esportazioni totali di oro svizzero a luglio hanno raggiunto le 139 tonnellate, per un valore di circa 12 miliardi di franchi, segnando un aumento del 51% in un anno.
L’anno dell’oro per gli USA
Analizzando il solo mercato statunitense, l’oro inviato dalla Svizzera nei primi sei mesi dell’anno ha toccato quasi 480 tonnellate, per un valore complessivo di 40 miliardi di franchi. Un confronto con il 2024 mostra un’accelerazione impressionante: nel primo semestre di quell’anno erano state spedite 26 tonnellate, mentre nella seconda metĆ la domanda americana era giĆ salita a 127 tonnellate. Il livello massimo della domanda si ĆØ registrato tra gennaio e marzo di quest’anno, con esportazioni mensili tra le 118 e le 219 tonnellate. Tale aumento coincide con l’insediamento del nuovo presidente, Donald Trump, la cui elezione ha spinto la domanda di beni rifugio come l’oro. La Svizzera, che ospita alcune delle più importanti raffinerie del mondo, rappresenta la tappa obbligata per il metallo prezioso prima della sua destinazione finale. L’enorme crescita delle esportazioni d’oro ha creato un forte squilibrio nella bilancia commerciale tra Berna e Washington. Ecco dunque che il presidente Trump ha imposto nuovi dazi del 39% sulle merci svizzere, sebbene l’aliquota non sia stata applicata all’oro.