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Agronomo, esperto di geo-referenziazione e di analisi dati: ecco perché l’agricoltore del futuro deve “sporcarsi le mani” con la tecnologia

L’AGRICOLTORE DIVENTA TECNOLOGICO?

ECONOMIA – Oggi l’agricoltore è più simile a uno scienziato che a un lavoratore manuale, gestisce macchine, analizza dati e ottimizza l’uso di fitofarmaci e nutrienti. Negli ultimi anni, il rapporto con la tecnologia è migliorato grazie a sistemi e prodotti più efficienti, che hanno spinto gli agricoltori a sviluppare competenze in IT e big data, partecipando attivamente alla creazione delle tecnologie. Queste ultime permettono infatti di occuparsi in modo più intelligente delle risorse, evitare sprechi, prevenire infestazioni e contenere i danni delle situazioni avverse. E se fosse proprio la tecnologia ad attrarre i talenti nel settore agricolo? Quando una nuova tecnologia irrompe nel sistema produttivo, il primo pensiero va alla potenziale perdita di posti di lavoro. Il caso emblematico è quello della AI generativa, che potrebbe mettere a rischio molte delle professioni di analisi ed elaborazione dei dati, scrittura di testi o produzioni di immagini. Segretari, analisti, addetti ai call center, ma anche avvocati, medici e giornalisti sono tutti sotto la lente. È già successo in passato: negli anni Sessanta, quando i primi robot antropomorfi sono entrati nelle fabbriche, molti degli operai con mansioni a minor valore aggiunto sulla linea sono stati sostituiti. Altre tipologie di robot, però, hanno rafforzato e valorizzato il lavoro umano, come per esempio gli androidi in ambito medico, che affiancano i chirurghi in sala operatoria o accelerano la riabilitazione dei pazienti.

AGRICOLTURA 4.0

Un settore dove la tecnologia sta cambiando profondamente il modo di lavorare, con l’effetto di tornare ad attrarre talenti anziché allontanarli, è quello dell’agricoltura. O, per dirlo con un linguaggio da terzo millennio, l’agritech. Tutta la ricerca in questo settore parte da un fondamento: la scarsità di risorse conseguente all’aumento della popolazione mondiale. Le stime dicono che nel 2050 saremo 10 miliardi di persone sul pianeta Terra, mentre i fatti evidenziano che il terreno coltivabile si va esaurendo. Ogni anno 10 milioni di ettari di terre vengono convertiti per attività agricole, una minaccia per la biodiversità e per la sopravvivenza dell’ecosistema: proseguendo con questo ritmo, entro il 2050 sarà necessaria un’ulteriore area di dimensioni paragonabili a quella del Brasile per soddisfare la crescente richiesta di cibo. Uno scenario evidentemente non sostenibile. È qui che subentrano le nuove tecnologie agritech, dove il digitale si sostituisce alla chimica per proteggere le colture, aumentare la resa dei terreni e ottimizzare l’utilizzo di risorse cruciali come l’acqua.  In questo contesto l’agricoltura 4.0 è destinata a crescere esponenzialmente con il mercato che oggi ha un valore di 21,5 miliardi di euro e possa segnare un aumento dell’8% annuo fino al 2026. L’assunto di base di quest’epoca è che le risorse agricole debbano essere sfruttate in maniera più intelligente, evitando lo spreco e aumentando le rese. Digitalizzazione e tecnologia possono aiutarci sia ad aumentare la produttività sia a tutelare la salute delle piante.

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