ECONOMIA – La relazione annuale della Commissione europea sul decennio digitale lancia un chiaro segnale all’Italia: il Paese risulta in forte ritardo nei progressi in ambito tecnologico e digitale. Nonostante sia la terza economia dell’Eurozona, il sistema italiano non riesce a riflettere appieno il suo potenziale, soprattutto per quanto riguarda l’ecosistema delle start-up, descritto come “poco sviluppato”. La Commissione invita il governo italiano a riformare in profondità la filiera dell’innovazione, a partire dalla scuola e dal mondo universitario, fino ai centri di ricerca e alle start-up tecnologiche, suggerendo l’introduzione di incentivi mirati per i settori strategici come intelligenza artificiale, informatica e cibernetica. L’obiettivo è quello di stimolare un ecosistema innovativo capace di trainare la competitività nazionale e colmare il divario con gli altri Paesi europei.
Innovazioni e aziende
Il documento evidenzia una fotografia preoccupante: solo l’8,2% delle imprese italiane ha integrato l’intelligenza artificiale nei propri processi produttivi, a fronte di una media europea ben più avanzata. Se è vero che oltre il 70% delle PMI italiane ha raggiunto un livello base di intensità digitale, mancano ancora visione strategica e investimenti concreti nei settori ad alto valore tecnologico. Bruxelles sollecita dunque l’Italia a non accontentarsi di una digitalizzazione minima, ma a puntare con decisione alla leadership tecnologica, sfruttando le proprie eccellenze nei centri di supercalcolo e nei poli di competenza avanzata. L’innovazione non è più una scelta facoltativa: è una condizione essenziale per restare competitivi nel presente e protagonisti nel futuro.