MERCATO: L’ECONOMIA NEGLI STATI UNITI
ECONOMIA – MERCATO – L’incertezza sull’eventuale taglio dei tassi d’interesse da parte della Federal Reserve americana ha portato alla volatilità sui mercati obbligazionari. Anche se i mercati azionari si sono dimostrati resilienti in questo contesto, non hanno tuttavia mostrato alcuno slancio chiaramente positivo. L’incertezza sulla politica monetaria statunitense ha portato alla volatilità sui mercati obbligazionari dei paesi industrializzati. Il viaggio sulle montagne russe sui mercati obbligazionari è continuato lo scorso mese. Al centro dell’attenzione c’era l’incertezza sull’eventuale taglio dei tassi ufficiali da parte della Federal Reserve americana. I dati di politica monetaria provenienti dagli Stati Uniti, a loro volta, hanno innescato forti fluttuazioni sui mercati obbligazionari globali. Fino alla fine di maggio predominavano i timori che l’economia statunitense potesse proseguire la sua forte performance, con tassi di inflazione appena in calo. Tuttavia, la correzione al ribasso della crescita statunitense dall’1,6 all’1,3% e il recente calo dell’inflazione statunitense hanno recentemente rassicurato i mercati. Nel corso del mese i titoli di stato statunitensi hanno complessivamente guadagnato terreno, mentre i loro omologhi europei e svizzeri sono leggermente scesi.
SUI TASSI D’INTERESSE
I tassi d’interesse a lungo termine nei paesi industriali hanno vissuto un mese volatile. Negli Stati Uniti, i dati economici positivi e l’elevato numero di nuovi posti di lavoro creati a maggio hanno inizialmente esercitato una pressione al rialzo sui tassi di interesse a lungo termine. Tuttavia, la correzione al ribasso della crescita statunitense e un nuovo calo dell’inflazione hanno portato a un’inversione di tendenza. Anche la decisione della Federal Reserve statunitense di non tagliare i tassi di interesse non ha cambiato la situazione. Nel complesso, i rendimenti alla scadenza dei titoli di Stato a 10 anni negli Stati Uniti sono leggermente diminuiti rispetto al mese precedente, attestandosi a poco più del 4,3%, mentre sono complessivamente aumentati marginalmente nell’Eurozona e in Svizzera.