LUGANO – La maggioranza degli iPhone vengono assemblati in Cina (circa l’80%). Tuttavia, nonostante le tensioni commerciali tra le due superpotenze, Donald Trump ha deciso di escludere i dispositivi tecnologici dai dazi doganali. Perché?
La produzione cinese è essenziale per gli USA
Gli esperti ritengono che la decisione sia stata strategica, mirata a evitare conseguenze economiche severe. Introdurre dazi sui prodotti tecnologici avrebbe potuto comportare un aumento significativo dei prezzi per i consumatori statunitensi. Inoltre, aziende come Apple, che si affidano alla complessa catena di approvvigionamento cinese, avrebbero subito gravi contraccolpi, influenzando negativamente l’economia americana. Dietro questa scelta c’è anche una pressione significativa da parte dei principali attori dell’industria tecnologica, preoccupati per i potenziali effetti di una guerra commerciale sui loro prodotti e sui profitti.
Mosse e contromosse: la strategia di Apple per anticipare i dazi
Poco prima dell’entrata in vigore dei dazi, Apple ha organizzato una serie di voli cargo per trasportare circa 1,5 milioni di iPhone dagli stabilimenti asiatici agli Stati Uniti. Questa operazione logistica ha coinvolto sei aerei cargo, che hanno trasportato 600 tonnellate di smartphone in soli tre giorni. L’obiettivo era quello di evitare l’impatto delle nuove tariffe doganali (poi ritirate) che avrebbero potuto rendere i dispositivi economicamente insostenibili per il mercato statunitense. Per accelerare il processo, Apple ha collaborato con le autorità aeroportuali indiane per creare un “corridoio verde” che ha ridotto i tempi di sdoganamento da 30 a 6 ore.