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martedì 10 Dicembre 2024

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HomeECONOMIAEuropa: PMI deboli e pressioni sulla BCE

Europa: PMI deboli e pressioni sulla BCE

EUROPA: PMI DEBOLI E PRESSIONI SULLA BCE

MALTA – A cura di Alessio GarzoneGamma Capital Markets. Europa: PMI deboli e pressioni sulla BCE. I dati PMI dell’Eurozona hanno segnalato una contrazione economica significativa, con l’HCOB Flash Eurozone Composite PMI sceso a 48,1, il livello più basso in dieci mesi. Francia e Germania hanno mostrato debolezze diffuse, con il settore manifatturiero in profonda recessione e i servizi che hanno iniziato a contrarsi. L’euro è sceso a $1,035, segnando il minimo da novembre 2022, riflettendo il deterioramento delle prospettive economiche e la divergenza rispetto agli Stati Uniti. Il differenziale sui rendimenti a 10 anni tra Treasury USA e Bund tedeschi è salito a 235 bps, evidenziando ulteriormente questa divergenza. La BCE si trova sotto pressione per intervenire con un taglio dei tassi di 50 bps a dicembre. Tuttavia, le tensioni geopolitiche e commerciali aumentano i rischi per la stabilità economica della regione. Nonostante queste difficoltà, un euro debole potrebbe supportare le esportazioni.

DOLLARO IN RAFFORZAMENTO E POLITICHE DI TRUMP

Il rally del dollaro nel quarto trimestre è proseguito, con il Dollar Index che ha guadagnato oltre il 7% dall’inizio di ottobre. Il dollaro statunitense ha mostrato una notevole forza nel quarto trimestre del 2024, con l’Indice del Dollaro (DXY) in aumento per otto settimane consecutive, registrando un guadagno complessivo di oltre il 7%. Questo rialzo ha portato il DXY a superare la soglia dei 108,00 punti, segnando un nuovo massimo biennale. Ma quali sono i fattori chiave che hanno portato alla forza del dollaro contro le altre valute?

  • Divergenza economica: l’economia statunitense ha evidenziato una performance superiore rispetto a molte altre economie avanzate. Dati economici positivi, come la crescita del PIL e un mercato del lavoro robusto, hanno sostenuto la fiducia degli investitori nel dollaro.
  • Politica monetaria della Federal Reserve: sebbene inizialmente si speculasse su possibili tagli dei tassi da parte della Fed, le aspettative si sono ridimensionate. Il mercato dei derivati non prevede più un taglio di 50 punti base entro metà del prossimo anno, con il tasso dei fed funds previsto vicino al 3,90% entro la fine del 2025, rispetto a meno del 3% di fine settembre.
  • Incertezze geopolitiche e politiche: le tensioni in Europa, come l’instabilità politica in Germania e Francia, e le restrizioni all’esportazione di uranio raffinato da parte della Russia, hanno aumentato l’attrattiva del dollaro come bene rifugio.
  • Differenziali di rendimento: i rendimenti dei titoli di Stato statunitensi sono aumentati, rendendo gli asset denominati in dollari più attraenti per gli investitori internazionali. In sintesi, la combinazione di una solida performance economica degli Stati Uniti, aspettative di politica monetaria meno accomodanti e incertezze geopolitiche ha contribuito al rafforzamento del dollaro nel quarto trimestre del 2024.

CONCLUSIONI

I mercati globali rimangono sostenuti da fondamentali solidi, ma le crescenti tensioni geopolitiche e commerciali rappresentano rischi significativi. Negli Stati Uniti, la resilienza economica offre un contesto favorevole per le attività di rischio, ma le valutazioni elevate e le incertezze politiche richiedono prudenza. Le small-cap e i settori ciclici offrono opportunità interessanti, mentre le mega-cap tecnologiche potrebbero affrontare maggiori pressioni a causa delle tensioni commerciali. In Europa, il contesto economico debole e le tensioni politiche aumentano la necessità di interventi decisi da parte della BCE. Nel contesto attuale, caratterizzato da un dollaro forte, tensioni geopolitiche, divergenze economiche tra Stati Uniti ed Europa e incertezze politiche globali, emerge chiaramente la necessità di un approccio flessibile e ben informato alla gestione degli investimenti.

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