SVIZZERA – Nel 2023, una società svizzera ha fornito al governo serbo una tecnologia di sorveglianza di telefoni cellulari del valore di quasi due milioni di franchi. Questi dispositivi spia, noti come “IMSI Catcher”, permettono di localizzare, intercettare e ascoltare i telefoni cellulari all’insaputa delle compagnie di telecomunicazione. La notizia, riportata dal SonntagsBlick e confermata dal Dipartimento federale dell’economia, della formazione e della ricerca, ha suscitato preoccupazioni per il potenziale uso improprio di tale tecnologia. L’Ordinanza sull’esportazione e la mediazione di beni per la sorveglianza di Internet e delle comunicazioni mobili prevede che l’autorizzazione venga rifiutata se vi sono ragioni di supporre che il bene venga utilizzato come strumento di repressione.
La tecnologia di sorveglianza
Alla fine del 2024, è emerso che il governo serbo guidato dal primo ministro Milos Vucevic aveva fatto sorvegliare attivisti e professionisti dei media utilizzando software spia illegali. Amnesty International ha denunciato un approccio sistematico che sarebbe stato usato contro la società civile su larga scala. La Segreteria di Stato dell’economia ha dichiarato di aver consultato diversi dipartimenti federali prima di autorizzare la vendita, e che non sarebbero stati riscontrati indizi sufficienti per ritenere che la merce sarebbe stata utilizzata come strumenti di repressione. Tuttavia, il DEFR non ha specificato se i dispositivi siano stati forniti ai servizi segreti serbi o al Ministero degli Interni, né ha rivelato il nome della società svizzera coinvolta. La vicenda solleva interrogativi sull’efficacia dei meccanismi di controllo sull’esportazione di tecnologie di sorveglianza e sul rischio che tali strumenti vengano utilizzati per violare i diritti umani e la libertà di espressione.