ROMA – Una Piazza San Pietro gremita, con oltre 250 mila persone provenienti da ogni angolo del pianeta, ha dato oggi l’estremo saluto a Papa Francesco. Un funerale solenne, un commosso addio scandito dagli applausi di una folla che si estendeva fino a Castel Sant’Angelo. Capi di Stato e di governo da tutto il mondo, tra cui i presidenti di Stati Uniti e Ucraina, Donald Trump e Volodymyr Zelensky, unitisi in preghiera con Emmanuel Macron e Keir Starmer, hanno testimoniato l’impatto universale del suo pontificato. “Tutti, tutti, tutti” accorsi per onorare un Pontefice che ha fatto della prossimitĆ al popolo e dell’apertura del cuore il fulcro del suo ministero, come ha ricordato con vibrante emozione il cardinale Giovanni Battista Re durante l’omelia. Un pontificato intenso, scolpito in immagini che resteranno nella memoria: le mani dei suoi fedeli collaboratori posate sulla semplice bara; il sole che sorgeva dietro l’obelisco, illuminando il Vangelo aperto dal vento, eco del funerale di San Giovanni Paolo II; le lacrime sincere di fedeli e familiari; la lunga processione del feretro per le vie di Roma, un ultimo pellegrinaggio verso Santa Maria Maggiore. E poi, i colori, i suoni, e soprattutto, gli applausi scroscianti, tributo spontaneo a un pastore che ha saputo parlare al cuore di ognuno.
Tutti, tutti, tutti: l’ultimo abbraccio a Papa Francesco, il “Papa di tutti”
Il cardinale Re ha ripercorso le tappe salienti di un pontificato segnato dalla “spiccata attenzione alle persone in difficoltĆ ” e da una dedizione “senza misura“. Ha evocato l’elezione del 2013 e la scelta del nome Francesco, simbolo di un programma ispirato alla povertĆ e alla fraternitĆ del santo di Assisi. Un Papa che ha mantenuto la sua indole pastorale, privilegiando il contatto diretto con le persone, desideroso di portare la luce del Vangelo nelle sfide del nostro tempo, con una spontaneitĆ e un calore umano capaci di superare ogni barriera. Accoglienza, ascolto ed evangelizzazione: queste le direttrici di un pontificato che ha posto al centro il “primato dell’evangelizzazione” e la visione di una Chiesa come “ospedale da campo”, pronta a curare le ferite dell’umanitĆ senza distinzioni. Innumerevoli i suoi gesti in favore dei rifugiati e dei poveri, culminati nei viaggi emblematici a Lampedusa, Lesbo e al confine tra Stati Uniti e Messico, fino alla storica visita in Iraq, balsamo per un popolo martoriato. Centrale anche il suo impegno per il dialogo interreligioso e la costante predicazione della misericordia.
L’appello alla pace ĆØ stato incessante
“Misericordia” e “gioia del Vangelo“, un binomio che ha plasmato il suo magistero, contrapponendosi alla “cultura dello scarto” con l’invito alla “cultura dell’incontro e della solidarietĆ ”. La “fraternitĆ “, sancita nell’enciclica Fratelli tutti, ha rappresentato un faro del suo pontificato, cosƬ come la cura per il creato espressa nella Laudato si’. Di fronte all’orrore delle guerre, il suo appello alla pace ĆØ stato incessante, un monito contro la distruzione e la morte. Al termine dell’omelia, ancora applausi, preghiere in diverse lingue, il rito dell’Ultima Commendatio e della Valedictio. Poi, le campane di San Pietro hanno segnato l’inizio dell’ultimo viaggio di Papa Francesco, a bordo di un’auto bianca, quasi una papamobile, che lo ha condotto attraverso le strade di Roma, salutato da una folla commossa, fino alla sua amata Basilica di Santa Maria Maggiore, la casa della Salus Populi Romani, la Vergine alla quale ha sempre rivolto un semplice e profondo “Grazie”. “Caro Papa Francesco, ora chiediamo a Te di pregare per noi e che dal cielo Tu benedica la Chiesa, benedica Roma, benedica il mondo intero“, ha concluso il cardinale Re, facendo eco al consueto invito del Pontefice. Un’ereditĆ di amore e fraternitĆ che continuerĆ a illuminare il cammino, mentre il mondo intero saluta per l’ultima volta il suo “Papa di tutti” (Vatican News).