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Jeff Koons è una delle figure più controverse dell’arte contemporanea

JEFF KOONS ARTE E SCULTURA

ARTE – Ex trader di Wall Street, Jeff Koons è una delle figure più controverse dell’arte contemporanea. La ragione? Lui stesso non fa alcun lavoro. Ha infatti un team di oltre 100 assistenti con sede a Chelsea, vicino a New York, che realizzano i progetti su misura del “genio creativo”. Nonostante il dibattito che suscita, Koons rimane uno degli scultori contemporanei più costosi e famosi della sua generazione. Provocatorio quanto inconfondibile, Jeff Koons è tra i protagonisti indiscussi del mondo dell’arte contemporanea. Nato nel 1955 a York, Pennsylvania, ha indagato il concetto di consumismo e celebrità con opere spesso al limite dello scandalo. Tra le serie più note troviamo le sculture in acciaio Inox dei Balloon Animals e le serie Gazing Ball e Antiquity. Nel 2019 un Rabbit di Koons del 1986 è stato battuto in asta a 91 milioni di dollari rendendolo l’artista vivente più quotato al mondo.

I TEMI

Ispirata al consumismo e alla banalità della vita moderna, ma anche a temi dal forte impatto filosofico, l’arte di Jeff Koons è il tentativo di assecondare quella che, all’artista americano, appare come la tendenza fondamentale della cultura e della società occidentale tra Ventesimo e Ventunesimo secolo, ovvero il superamento della impermeabilità fra le classi e, dunque, il superamento dell’ingiustizia sociale. A tal fine, è necessario che il confine tra la cosiddetta cultura alta, cui tradizionalmente appartengono le belle arti patrimonio della upper class e la cosiddetta cultura bassa, popolare, che comprende anche la categoria del kitsch patrimonio della middle class venga infranto. Questo è l’obiettivo che Koons, sull’esempio della recente tradizione della pop art, si propone di centrare con la sua arte. A tal proposito nel libro Contemporanea: arte dal 1950 a oggi si legge: “Mette a nudo il lato kitsch del nostro attaccamento all’oggetto… Egli afferma che la sua opera aspira a comunicare con le masse attraverso un vocabolario visivo estrapolato dalla pubblicità commerciale e dall’industria dell’intrattenimento, portando al limite estremo il confine tra linguaggio artistico e cultura popolare“.

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