EUROPA – L’Unione Europea ha compiuto sforzi significativi per bandire l’amianto dal proprio territorio, una sostanza altamente cancerogena e dannosa per l’ambiente. Tuttavia, una lacuna nelle normative consente agli Stati membri di esportare l’amianto in quantità minime verso paesi terzi. Questa pratica, seppur in quantità limitate, solleva serie preoccupazioni riguardo alla salute umana e all’impatto ambientale a livello globale. La Commissione Europea, pur avendo fissato obiettivi ambiziosi per l’eliminazione dell’amianto in Europa, sembra non esercitare un controllo adeguato sull’export di tale sostanza. Questa mancanza di monitoraggio solleva interrogativi sulla reale efficacia delle politiche europee in materia di amianto.
L’amianto e l’Europa
La commissaria per l’Ambiente e l’Economia Circolare, Jessika Roswall, ha dichiarato che l’Ue si attiene alla convenzione di Rotterdam dell’Onu sul commercio dei prodotti pericolosi. In base a tale accordo, spetta ai paesi importatori decidere se acconsentire all’importazione di determinate sostanze chimiche, tra cui l’amianto. I paesi esportatori, a loro volta, sono tenuti a rispettare tali decisioni. Questa situazione paradossale evidenzia una falla nel sistema di controllo dell’Ue, permettendo che una sostanza bandita nel territorio europeo venga diffusa in altre parti del mondo. Se da un lato l’Europa si impegna a proteggere la salute dei propri cittadini e l’ambiente, dall’altro sembra chiudere un occhio di fronte ai rischi che l’esportazione di amianto può comportare per altri paesi. È fondamentale che l’Unione Europea prenda provvedimenti per colmare questa lacuna normativa e garantire un controllo più rigoroso sull’export. La salute e l’ambiente non hanno confini, e l’Ue dovrebbe assumere un ruolo di leadership nella lotta contro questa pericolosa sostanza a livello globale.